
Lipedema (non) sei un mito!
Il Lipedema è una patologia infiammatoria cronica del tessuto connettivo lasso (tessuto adiposo), è caratterizzata da accumulo di adipe simmetrico che coinvolge principalmente gli arti inferiori in una o più regioni (fianchi, cosce, polpacci) e a volte anche le braccia, creando una sproporzione tra la parte superiore e quella inferiore del corpo. Mani e piedi non sono interessati. Coinvolge quasi esclusivamente il sesso femminile ed è frequentemente misdiagnosticato con cellulite (negli stadi iniziali) o con linfedema e obesità (negli stadi più avanzati).
Le cause non sono ancora certe, quello che finora è emerso è che sicuramente c’è una predisposizione genetica e che l’insorgenza è legata a picchi ormonali (pubertà, gravidanza, menopausa), evidenziando che ci sia un coinvolgimento dei recettori degli estrogeni nella modulazione del tessuto adiposo.
È noto inoltre che l’infiammazione di basso grado è collegata ad una alterazione del microbiota intestinale.
C’è da dire inoltre che il lipedema non è una questione di peso, donne perfettamente normopeso possono esserne affette e viceversa, donne in sovrappeso possono non esserlo.
Quali sono i tratti distintivi di questa patologia?
Dolore, gonfiore, pesantezza, accumulo di liquidi
Dolore al tatto
Fragilità capillare e facilità nella formazione di lividi
Segno del calzino
Iperlassità legamentosa
Il grasso del lipedema è duro, spesso fibrotico e resistente a dieta e attività fisica
Ipotermia cutanea
Flusso linfatico rallentato
Come trattare il Lipedma?
La gestione del Lipedema prevede necessariamente un approccio multidisciplinare.
La diagnosi
La diagnosi è di competenza esclusivamente medica, deve essere fatta da un linfologo o angiologo esperto di lipedema.
L’alimentazione
È la base. Il Lipedema è una patologia infiammatoria, è necessario dunque che la paziente segua un’alimentazione antinfiammatoria. L’approccio può essere chetogenico, low carb o comunque tarato in base alle necessità della paziente stessa.
Il trattamento fisioterapico
È fondamentale che la paziente si sottoponga a sedute da parte di una fisioterapista specializzata e che esegua degli esercizi di auto-trattamento a casa.
L’attività fisica
Meglio attività a basso impatto, che non vanno ad infiammare ulteriormente le gambe. Ideali esercizi con i pesi, il pilates reformer ed attività in acqua. Ovviamente sotto la direzione di insegnanti qualificati e che conoscono la patologia.
Extra bonus
Calze e/o leggins a compressione graduata possono essere ulteriormente d’aiuto sia durante l’attività sportiva che durante la vita quotidiana (anche queste sono da acquistare previa prescrizione medica).
Trattamenti di medicina estetica come la carbossiterapia possono essere d’aiuto per alleviare dolore, gonfiore e pesantezza e migliorare il microcircolo.
Entrando un pochino più nel dettaglio per ciò che è di mia competenza, vediamo che cosa s’intende per Alimentazione Antinfiammatoria.
Quando si parla di alimentazione antinfiammatoria non si intende una dieta protocollata, bensì un insieme di “regole” da applicare in modo personalizzato alla paziente (ad esempio le cose variano se deve perdere peso, se è sportiva e/o normopeso).
I principi fondamentali sono 4. Vediamoli in breve.
- Il controllo del carico glicemico: sostanzialmente tenere più o meno bassi i carboidrati e i latticini in modo da tenere bassa l’insulina che è un ormone pro-infiammatorio e che promuove l’accumulo di tessuto adiposo
- Il bilancio degli omega 3 e omega 6: evitare dunque tutti i prodotti processati e confezionati ricchi di omega 6 e consumare prevalentemente cibi ricchi di omega 3 quali pesce azzurro, olio extravergine d’oliva, semi di lino e noci macadamia
- Consumare alimenti freschi (carne di buona qualità, pesce pescato, uova biologiche, legumi, frutta e verdura di stagione) ed evitare prodotti industriali
- Salute intestinale: spesso l’infiammazione è causata/perpetrata da una disbiosi intestinale. È necessario dunque approfondirne le cause tramite esami specifici e andare a ripristinare l’eubiosi intestinale con probiotici ed integratori
In base alla sintomatologia della paziente, agli esami ematici e all’esame bioimpedenziometrico (che evidenzia l’eventuale accumulo di liquidi estracellulari) è possibile integrare bromelina, vitamina c, boswellia, vitamina D, magnesio o altro.
Studi recenti stanno evidenziando inoltre una correlazione tra Lipedema e allergia al nichel e intolleranza all’istamina, da valutare dunque eventuali esclusioni nella dieta.
L’approccio chetogenico sembra essere molto efficace sul lipedema in quanto agisce in modo marcato sulla perdita di massa grassa, sull’edema e sull’infiammazione.
È però un tipo di alimentazione rigida, che preclude spesso dalla partecipazione ad eventi sociali e che richiede un iper-controllo che quasi mai porta benefici a lungo termine.
Con le mie pazienti preferisco avere un approccio più soft, guidarle attraverso un’alimentazione antinfiammatoria ma che non sia troppo rigida e che preveda extra e vita sociale.
Mi piace far capire alle mie pazienti che non esistono cibi vietati ma che tutto può essere consumato nelle giuste quantità e con la giusta frequenza.
Purtroppo il Lipedema non è stato riconosciuto come malattia con un proprio codice, ne consegue che tutte le cure e i dispositivi necessari per il trattamento sono a carico della paziente; diventa dunque difficile spesso riuscire a gestire su più fronti la patologia e questo può impattare anche a livello psicologico sulla qualità della vita.
È importante che ci sia collaborazione tra i professionisti che si occupano della paziente in modo da aiutarla e renderla autonoma per quanto possibile nella gestione quotidiana della patologia.
Se soffri di Lipedema e vuoi essere seguita a livello alimentare, scrivimi nel form del sito e fissa un appuntamento!
Dott.ssa Cristiana Sberna